Per un affido ben fatto è importante prestare attenzione alle esigenze di tutti i soggetti coinvolti
Dal punto di vista del minore è bene
- essere preparato, informato ed ascoltato rispetto al progetto che lo riguarda (in base all’età)
- essere curato, mantenuto, educato, istruito da parte della famiglia affidataria con attenzione ed affetto, in collaborazione con i Servizi, tenendo conto – ove possibile – delle indicazioni dei genitori naturali e della provenienza culturale, etnica e religiosa della famiglia d’origine
- mantenere rapporti con la propria famiglia naturale (salvo diverse disposizioni da parte del T.M.)
- mantenere rapporti con la famiglia affidataria, qualora lo desideri, anche al termine dell’affido, quando non vi siano controindicazioni motivate
Dal punto di vista della famiglia che si offre per l’affido è bene
- poter partecipare ad un percorso di conoscenza, di valutazione dell’idoneità e di abbinamento che rispetti la sensibilità, le motivazioni e le necessità della famiglia che si rende disponibile a tale cammino
- avere la garanzia che la durata e i tempi del percorso siano ragionevoli
- avere la possibilità di conoscere le motivazioni di un’eventuale valutazione negativa e la disponibilità del Servizio all’accompagnamento per una rielaborazione positiva
- avere occasioni di formazione all’accoglienza ed all’affido
- essere inserita in una rete di famiglie affidatarie e aperte all’accoglienza
Dal punto di vista della famiglia affidataria è bene
- essere informata sulle finalità dell’affido, in generale e del progetto di affido individuale, comprese le modifiche in itinere
- essere informata in modo chiaro e corretto riguardo a tutti gli elementi necessari per la gestione positiva dell’affido, ivi comprese tutte le informazioni relative alla storia del minore, la mancanza delle quali potrebbe pregiudicare la buona predisposizione della famiglia affidataria nei confronti di chi abbia omesso particolari significativi
- essere coinvolta in tutte le fasi del progetto
- essere ascoltata dai Servizi e dal T.M. prima di eventuali decisioni
- avere un sostegno individuale (partner educativo con reperibilità 24h su 24) e di gruppo (rete famiglie affidatarie)
- poter ricevere un contributo economico fisso e tutte le informazioni di carattere tecnico/burocratico/amministrativo riguardanti i diritti e gli obblighi connessi al servizio prestato in quanto famiglia affidataria
- mantenere rapporti con il minore anche al termine dell’affido, qualora non vi siano controindicazioni motivate
- avere la possibilità di avvalersi di figure di appoggio esterne alla famiglia in grado di dare sollievo nei momenti di difficoltà e capaci di garantire l’accudimento del minore in caso di assenza degli adulti affidatari, come avviene normalmente per ogni figlio naturale
- avere chiare le voci economiche che le competono per il mantenimento del minore affidato, ovvero l’elenco dettagliato delle spese straordinarie che restano a carico del comune di residenza del minore
- che sempre sia prestata attenzione alla necessità che le sue abitudini normali vengano tutelate. La normalità della famiglia affidataria dovrebbe già essere stata valutata opportunamente durante il percorso di conoscenza. Riteniamo infatti che queste abitudini costituiscono l’elemento che permette alla famiglia affidataria di reggere le novità che il minore affidato introduce nel nuovo nucleo familiare. E non riteniamo pertanto che si possano ipotizzare percorsi educativi troppo esposti sull’esigenza di rinunce che la famiglia affidataria non è abituata a fare.
Dal punto di vista della famiglia d’origine è bene
- essere informata sull’affido in generale ed in particolare sul progetto specifico
- essere coinvolta in tutte le fasi del progetto ed in particolare nelle decisioni educative e scolastiche più importanti
- essere coinvolta in un progetto di aiuto per il superamento delle difficoltà che hanno reso necessario l’affido
- mantenere rapporti con il figlio, salvo diverse disposizioni della Magistratura o valutazioni motivate da parte del Servizio.