Testimonianze sull’affido familiare
Presentiamo un serie di “pillole” che raccontano l’esperienza dell’affido familiare narrata dalla voce dei suoi protagonisti.
Storie di affido
Pronti? Via!
Di strada ne avevo fatta tanta, a piedi, sui camion, su un barcone, per terra e per mare…pensavo che la Sicilia fosse la mia Terraferma, dove finalmente trovare casa. E infatti ci sono stato un po’, tra una comunità e l’altra, finché un giorno mi chiedono: “Tu che vuoi fare?” “Oltre al calciatore? Il cuoco!”- rispondo convinto. “E ci andresti al nord, in una famiglia?”. Quel “perché no!” è stato l’inizio del viaggio verso una nuova Terraferma, la casa di Giovanni e Stefania. Certo, ma io stavo in Sicilia e loro vicino a Milano! Fortuna che l’equipe del Progetto Terreferme sapeva lavorare insieme e fidarsi, anche a distanza: in Lombardia preparavano le famiglie e in Sicilia conoscevano noi ragazzi e poi, insieme, sceglievano gli abbinamenti. Proprio per questi mille e passa km di distanza, e grazie alla tecnologia, ci siamo conosciuti in modo un po’ “speciale”, come alla tv: prima ci siamo scambiati una foto (io ovviamente ne ho messa una davanti a una Porsche), poi un video, in cui ho scoperto che abitavano in un posto bellissimo in campagna e alla fine ci hanno fatto in contemporanea un’intervista con le stesse domande (alcune buffe e facili, altre più difficili…) finchè finalmente loro sono arrivati a Palermo e ci siamo incontrati davanti a … un’indimenticabile vassoio di arancine!
“La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare … Mi fido di te!” – Jovanotti
Storie di affido
Sarà il viaggio per noi?
’Perchè volete prendere in affido un bambino?’’. Una domanda tanto semplice quanto impegnativa. Davanti a noi una psicoterapeuta e un’assistente sociale. ’’L’accoglienza, l’affetto, riuscire a dare amore ad un bambino non tuo – vi prego un maschio, che in casa ho quattro femmine, penso – sono da sempre nostri valori di riferimento’’, dicevamo un pelino tronfi e sicuri di noi. Ma in un ‘’amen’’ tutte le nostre sicurezze e certezze sono messe in discussione. Ci facciamo domande su domande: ”sarà la scelta giusta?’’, ‘’come la prenderanno le nostre figlie?’’, ‘’Abbiamo la forza per davvero?’’. Ci rendiamo conto che siamo dentro una cosa grossa, forse più grande di noi, ‘’Ne saremo all’altezza?’’. Le operatrici ci dicono di sì e noi ci fidiamo. Ci lanciamo, siamo decisi ad iniziare questa esperienza con la pancia, ma anche con la testa, o meglio, la testa riusciremo a tenerla ferma con l’aiuto di chi ci accompagnerà. L’affido alla fine parte e, indovinate un po’, è una bambina!
“Tutti i nostri passi hanno inseguito un desiderio. Per raggiungerlo abbiamo dovuto calpestarlo e camminarci sopra” – Erri de Luca
Storie di affido
Il cammino quotidiano tra gioie e fatiche
Io glielo dicevo a mio figlio che non si dovevano impegnare in questa cosa! Un bambino così piccolo, un problema già così così grosso sulle spalle, e loro due, Luca e mia nuora, la Roberta, con una sacco di cose da fare, il lavoro, i loro figli, i miei nipotini. Ora, così dall’oggi al domani, ho un nipote in più, che non assomiglia per niente ai miei. Certo, è di colore, però è così bello, con quelle guance che morderei. Adesso devo fare gli straordinari, sempre pronta e disponibile, solo che ho quasi 70 anni e non sono mica più quella di una volta. Ma vedo che Luca e la Roberta si danno da fare, cercano di stare dietro a tutto, fanno del loro meglio e con il piccolino sono bravissimi, come se fosse figlio loro. Quando piange, -e come piange!- si dimena e sembra proprio soffrire. Loro lo cullano e lo tranquillizzano. Soprattutto la Robi lo tiene stretto a sé. Il pannolino non mi ricordavo neanche più come si usava e non vi dico quanti ne consuma! Però è una gioia vederlo dormire sereno dopo la pappa, sembra che abbia trovato pace, ed io faccio volentieri gli straordinari!
“Saper leggere il libro del mondo, con parole cangianti e nessuna scrittura…” – F. de Andrè
Storie di affido
La luna di miele
Quando sono entrato in macchina per la prima volta con loro, con Giovanni e Laura dico, i miei nuovi genitori, che mi hanno preso in casa da loro, ero emozionato e avevo anche un po’ di paura. Mi sono fatto coraggio però, perché gli educatori della comunità mi avevano tranquillizzato e alla fine mi sono abbandonato. Ero anche contento per essere arrivato in quella casa, perché c’era un cane piccolo e un gatto che voleva le coccole. Il primo giorno abbiamo fatto merenda. Giovanni e Laura sapevano che mi piaceva la pizza ai wurstel e sul tavolo in cucina me ne hanno fatta trovare una montagna. C’era anche la coca cola, solo per me, che non dovevo più dividere con i miei amici della comunità. Ogni tanto mi sento solo, mi arrabbio e lancio le cose. Ma Laura e Gio mi abbracciano e mi tranquillizzano, io piango forte e mi calmo dopo un po’. Si vede che mi vogliono bene.
“Nel tempo, una cosa ho imparato: la strategia non è lasciare la presa, ma allentare la corda. Tenerla si, ma non tesa, mollare un po’, perchè tanto la battaglia rischia di fare solo vinti e nessun vincitore” – L. Littizzetto